Indice completo delle
foto
Foto
rescan 2013
Giovedì, 5 giugno 1997 ......
Ore 5:40 a.m., la radiosveglia si accende a volume altissimo: puntandola la sera prima avevo proprio paura che non l'avrei sentita. Abbasso un pò il volume e damn! ieri sera ho lasciato aperta l'acqua in bagno. No in bagno è tutto a posto; forse è il vicino che sta innaffiando il prato .... alle 5:40 di mattina ? No, questa non è proprio convincente. Apro la finestra e mi arrendo alla durissima realtà: piove, anzi, diluvia. Si, piove a dirotto; dopo mesi di siccità il cielo ci regala una pioggia che non si vedeva da anni. Ok, se il tempo mi vuole mettere alla prova glielo farò vedere io di che pasta sono fatti i presidenti: infatti per un attimo (ma solo un attimo) comincio a pensare che forse non vale la pena di andare a prendere tutta quell'acqua. In fondo andare in moto deve essere un piacere, come si può godere un bel giro con questo tempaccio ? Meglio forse partire domani, insieme a Bernard e Sandro, magari il tempo migliorerà. La radiosveglia a quel punto mi viene in aiuto: normalmente la tengo sintonizzata sulla radio della Svizzera Italiana, così ogni mattina secondo le attendibilissime previsioni meteo di Locarno Monti decido se è il caso di andare a lavorare in moto oppure no. Il bollettino delle 5:45 conferma le piogge anche intense a sud delle Alpi, ma prevede tempo soleggiato e caldo nel Vallese e a Nord delle Alpi, almeno fino a sera.
Ascoltare quel bollettino è stato come sentire già i tornanti del Grimsellpass sotto le mie ruote: di corsa vado in cucina incitandomi con un vigoroso "Eh vaiii !", immagazzino un bel pò di calorie con un'abbondante colazione (sarà comunque dura, mi dico ...), mi infilo veloce nella tuta in pelle, un paio di rifiniture al carico della moto e alle 6:25 sono pronto seduto in sella completo di tuta impermeabile ...... sotto un'acqua impietosa. L'appuntamento con il presidente Alessandro è a Cittiglio alle 6:45. È facile riconoscerlo da lontano in mezzo al "traffico" di quell'ora: il fanale della K100 si riflette solitario sull'asfalto bagnato del lungo rettilineo mentre mi viene incontro. Basta uno sguardo per capirci: Ok, è un tempaccio, poteva andare meglio, forse con quest'acqua era meglio rimanere orizzontali al calduccio,etc, etc, però tutti e due siamo in realtà gasatissimi e non rinunceremmo davvero a partire per nulla al mondo. E così schizziamo via veloci verso Laveno, dove saltiamo al volo sul traghetto delle 6:55. Attraversato il lago Maggiore proseguiamo sempre sotto una pioggia battente verso il passo del Sempione (2005 m slm) dove arriviamo alle 8:40. Già scendendo verso Briga, in Svizzera, la pioggia si fa meno intensa, e riusciamo a salire verso il Grimsellpass quasi all'asciutto. Così riusciamo ad ammirare con più tranquillità il ghiacciaio del Rodano che per qualche tornante si vede benissimo di fronte a noi e i tornanti del Furkapass che gli passano quasi sotto. Il Grimsell si snoda poi in un ambiente abbastanza selvaggio costeggiando una serie di laghetti artificiali disposti su più livelli: c'ero già stato varie volte, ma in moto è sempre emozionante.
Mentre arriviamo a Meiringen ci sembra di essere in un altro continente: il cielo è quasi sereno, c'è una leggera brezza, il sole è caldissimo: non sembra più la stessa giornata, ed è un vero piacere poter finalmente togliere le tute impermeabili. Dopo aver fatto provviste per il pranzo, si riparte in direzione nord, e alle 13 ci meritiamo una sosta pic-nic sulla riva del lago di Lucerna. Andiamo a digerire sulla strada per Olten, e troviamo una bella sorpresa tra Olten e Basilea: la strada è perfetta per le moto, si snoda sinuosa attraverso i boschi con curvoni ideali per le noste beemers, infatti incrociamo parecchi bikers nonstante sia giovedì, e ce la godiamo un mondo, ma solo fino a Basilea. Purtroppo durante la stesura dell'itinerario avevamo sottovalutato il traffico di questa città, e così ci troviamo bloccati in una serie interminabile di code e semafori sotto un sole che oramai è diventato implacabile. Un'autentica sofferenza che ci fa perdere così almeno un'ora, fino a quando finalmente riusciamo a raggiungere la frontiera francese, proprio in periferia di Basilea. Pochi chilometri dopo ci ritroviamo in un nuovo paradiso per bikers: i 24 Km di strada verso Altkirch sono piacevolissimi e rilassanti, la strada scorre su di un dolce altipiano tappezzato di campi coltivati punteggiati qua e là da rari alberi isolati, e permette di godere di un bel panorama a perdita d'occhio.
Di tanto in tanto la strada attraversa qualche paese, dove iniziamo a vedere parecchie case a graticcio, alcune molto antiche, decisamente caratteristiche e tipiche del paesaggio alsaziano. L'ambiente e la strada sono simili anche sulla strada verso Meseveux, dove troviamo un buon campeggio per la notte. Un complimento ai camping municipali francesi: sempre un ottimo livello, per la mia esperienza. Non siamo altrettanto fortunati col ristorante; l'unico che troviamo aperto offre parecchie specialità ..... italiane, che sicuramente sono le ultime che vorremmo gustare in questo momento, ma non si può avere tutto. Ci addormentiamo secchi nella tenda verso le 23, decisamente soddisfatti e sopra un bel mucchietto di 450 Km.
-*-
La mattina dopo ci attende un itinerario dal quale ci aspettiamo molto; si può quasi dire che siamo arrivati fin qui apposta .... e allora alle 8:30 la tenda è già smontata e siamo pronti a puntare le ruote verso Thann, dove una simpatica pasticceria ci aspetta per la colazione, godendoci durante il tragitto la spettacolare Route Joffre. Dopo il pieno di calorie, ci tuffiamo senza indugi verso il "Grand Ballon des Vosges", entusiasti per il panorama che stiamo gustando sulla strada che significativamente i francesi chiamano la "Route des Cretes". Col de Herranfuch, Col de Silberfuch, Col Amu, Col du Haag, Col du Platterwasel, Munster, Col de Linge, Orbey: un percorso divertentissimo in un susseguirsi di vedute spettacolari e di saliscendi pennellati per i motociclisti. Purtroppo è anche un susseguirsi di cimiteri di guerra del primo conflitto mondiale, giustamente ben tenuti, a ricordo dell'inferno che si è scatenato allora in queste zone e come monito alle generazioni presenti e future.
Giunti ormai nella zona di Colmar, ci mettiamo a fare i turisti e andiamo a visitare alcuni paesi della zona che la mia guida della Francia segnala come interessanti. Non rimaniamo per nulla delusi delle passeggiate che facciamo per Ammerschwihr, Kayserberg e Riquewihr; quest'ultimo forse il più caratteristico: sono tutti paesi fortificati, cinti da antiche mura risalenti anche al 1200, con viuzze lastricate dove si affacciano graziose case a graticcio, spesso colorate in modo vivace. Naturalmente poi vi abbondano i ristoranti e i negozi di artigianato; una vera manna per i turisti che i pullmann scaricano a vagonate di tanto in tanto. La zona è anche fitta di vigneti, e in ogni paese si trovano parecchie aziende vinicole che con ogni mezzo cercano di attirare l'attenzione dei passanti: carri di botti, insegne caratteristiche, cartelli invitanti alle più svariate degustazioni. A fatica resisto alla tentazione di portare a casa qualche bottiglia, ma solo perchè il vino costretto a patire un viaggio al caldo delle Krauser non sarebbe mai arrivato in Italia sano e salvo.
Quando ci alziamo da tavola a Riquewihr, dopo un'ottima quiche lorraine, sono ormai le 15:00, ed è ora di andare a raggiungere gli altri prezzes a Neuenburg. Così passiamo velocememte dal castello di Haut Koeninsbourg, da dove si gode un fantastico panorama sulla vicina Germania e sulla valle del Reno. Il castello meriterebbe una visita, ma purtroppo questa volta non c'è più tempo per fare i turisti, quindi rimandiamo il giro all'interno ad una prossima volta. Per scendere dall'altura dove è posto il castello è possibile fare una strada differente da quella fatta per salire, e le due strade sono entrambe divertentissime. Così andiamo rapidi verso Selestat, dove imbocchiamo la veloce N83 che ci porta diritti a Strasburgo. Il caldo è veramente insopportabile, e così non possiamo non cedere alla tentazione di una dissetante ottima birra nella fantastica cornice di Strasburgo, proprio in faccia alla famosa Petite France. Una gradevolissima e meritata sosta, che ci porta però alle 17:00: sta diventando tardi, a Neuenburg ci stanno già aspettando.
Usciamo da Strasburgo attraversando direttamente il confine con la Germania; ed entriamo subito in autostrada. Naturalmente visto che siamo in ritardo incappiamo in un paio di ingorghi e poi perdiamo l'uscita a Baden-Baden per colpa di una serie di TIR che ci chiude la vista al momento giusto, quindi usciamo a Rastatt, e prendiamo la 462 verso Gernsbach. Da lì la bellissima Swarzwald Baderstrasse ci fionda diretti su Neuenburg, e con le indicazioni precise del cavalier Ratzerdorfer atterriamo all'hotel Die Halte Muhle verso le 20:00. Oggi "solo" 325 Km, ma un pò di sano turismo non guasta. Gli altri prezzes sono quasi tutti a cena, e così il primo incontro con loro è più frettoloso del previsto, ma avremo tempo per recuperare e comunque troviamo subito un ambiente molto cordiale e familiare. Anche l'hotel è molto accogliente, proprio come sembrava dalle foto viste sul sito del presidente Zorat. Giusto il tempo di una doccia, ed eccomi a litigare con il menu del ristorante, rigorosamente in tedesco. Qui è uscito allo scoperto il mio spirito nascosto da giocatore d'azzardo: pur rendendomi conto di non capire che il 10% di quello che trovavo scritto su quel menu, rifiuto ogni aiuto, e, fidandomi delle mie passate esperienze in ristoranti teutonici, ordino quello che a sentimento mi sembrava fosse la cosa più sfiziosa da mangiare. Devo confessare che questo spirito è quello che mi permette di avvicinarmi spesso senza troppi pregiudizi a culture ed usanze diverse dalla mia, cercando di "assaggiare" prima di giudicare; lo potrei definire come un misto di curiosità ed ..... incoscienza ! Comunque il gustare delle ottime aringhe in salsa di senape e una favolosa carpa fritta con contorno di patate ha immediatamente zittito tutti i miei timori ...... ma avrò davvero mangiato questo ?
Purtroppo quasi tutti sono molto stanchi dopo la giornata (le giornate, per alcuni) di viaggio, e quindi dopo cena non rimangono in molti per scambiare due chiacchiere. Prima di tuffarmi anch'io nei miei sogni (pieni di tornanti ..), concludo la giornata passando in rassegna le moto parcheggiate sul piazzale: sono anche loro le protagoniste di questo EPII. Mentre rientro in albergo vedo Sven che estrae dalle Kruser (le borse, non le teste), un sacchettino bisunto con dentro qualcosa di misterioso ..... c'è una luce nel garage dell'albergo, e vengo a sapere dal cavalier Carlo che c'è un generatore di un GS che ha la tosse .... i dottori sono già al lavoro ! EPII è anche questo.
-*-
La mattina del sabato la sveglia suona presto: il timer della stanza non è perfetto, e così scatta una mezz'ora prima del previsto. Tanto meglio, così c'è tempo per fare tutto con calma e scambiare due chiacchiere con Ton, il mio compagno di stanza. Avevo già sentito dire che la colazione all'Halte Muhle non era male, e, per la mia minima esperienza di colazioni "alla tedesca" avevo già un idea di cosa mi aspettava; ma quello che ho trovato alla mattina scendendo nella sala dell'hotel andava al di là di ogni mia golosa aspettativa. Proprio quello che ci voleva per ben preparasi alla giornata in moto e per diluire piacevolmente la conversazione mattutina con gli altri presidenti. Un salto in camera per recuperare tuta e casco, ed eccomi pronto nel parcheggio dell'hotel ad accendere il motore. È stato un momento emozionante.
Eravamo arrivati tutti alla spicciolata, il giorno prima, la cena era stata piacevolissima, avevamo incominciato a conoscerci, qualcuno aveva ritrovato vecchi amici, però poi la stanchezza aveva avuto piano piano il sopravvento, e quindi questo era il momento in cui finalmente tutti insieme iniziavamo a condividere sul campo quello che in realtà ci accomuna tutti quanti: la passione per la moto e l'entusiasmo di andare con le nostre beemers a cercare nuovi itinerari, nuove persone da conoscere, nuovi posti da vedere. E allora eccoci pronti, davanti al Die Halte Muhle di buona mattina per andarci a godere il nostro giro. La prima sosta è a Dobel, dopo pochi chilometri, dove il simpatico Sindaco di quella cittadina ha voluto darci il benvenuto con il suo saluto personale. L'accoglienza che ci riserva è degna degli ospiti di maggior riguardo. Invadiamo pacificamente la piazza antistante il Rathaus con le nostre moto, e lì , dopo il discorso di benvenuto e il ringraziamento ufficiale da parte del nostro rappresentante Cavalier Carlo, ci attende un rinfresco a base di caffè e pretzel. Non mancano le foto di rito, naturalmente con il gruppo schierato di fronte al Rathaus addobbato per l'occasione con il sacro banner degli IBMWR. Questo piacevole incontro ufficiale non ci fa dimenticare che in fondo siamo qui per fare un bel giro in moto, e quindi, dopo aver salutato il sindaco di Dobel e aver posato tutti in sella per l'ultima foto, partiamo senza più indugi verso Loffenau.
La strada è molto bella, attraversa boschi e paesini; il cielo promette una buona giornata, che sarà fin troppo calda; la carovana di quasi 40 moto si snoda lentamente sul percorso. Alla testa del gruppo i simpatici e bravi Sacha e Gabi, le nostre guide. Facciamo una sosta sulla bella strada che da Forbach va verso Rote Lache, e qui qualcuno comincia a dire che forse la carovana si snoda anche "troppo" lentamente, ma è l'andatura fisiologica di un così numeroso gruppo di moto in mezzo al traffico. Durante questa sosta abbiamo la fortuna di vedere transitare parecchie moto d'epoca, tra cui molte beemers, spesso guidate da piloti ugualmente d'epoca, probabilmente anche loro in giro a causa di qualche meeting. Pochi chilometri dopo imbocchiamo la Schwarzwald Hochstrasse, e qui chi voleva aumentare un pò la media viene subito accontentato: la strada è una serpentina splendida attraverso i boschi della Foresta Nera, con curve dolcissime, mai troppo "secche", l'asfalto è ottimo e c'è pochissimo traffico.
È inutile cercare di raccontare il divertimento che abbiamo provato in questi 30 km fino a Ruhenstain, però alla sosta seguente, mi è bastato osservare gli altri prezzes e cogliere nei loro sguardi le stesse emozioni che avevo provato io; che, lo confesso, mi sentivo un pò come un bambino al quale avevano appena comprato un enorme gelato ..... slurp ! Con questa soddisfazione addosso mi godo ancora di più la bella strada che ci porta fino a Besenfeld, per il pranzo. Una volta saziati e rifocillati (sveglia Clemens !), vista l'ora tarda, si decide una variazione dell'itinerario originale in modo da essere di rientro al Die Halte Muhle non troppo tardi. Anche il viaggio di ritorno è piacevolissimo, io mi tengo verso la fine della colonna e cerco di scattare alcune foto durante la marcia, per avere un ricordo di tutte le moto insieme in movimento. La sera siamo in Hotel abbastanza presto da poterci concedere una fresca birra in terrazza prima dell'aperitivo e della cena. È stato l'unico momento dell'EPII in cui ho pensato al mio lavoro, ma solo perchè finalmente il Cavalier Carlo ha distribuito i mouse pads degli IBMWR che ci aveva portato dagli States, e così ho pensato all'effetto che avrebbe fatto sulla mia scrivania. Il pensiero è però subito tornato al discorso che stavo facendo con Ingemar, che mi stava aiutando a progettare l'itinerario in Scandinavia per la prossima estate, ma di questo spero di potervi raccontare un'altra volta ...
Dopo esserci seduti a tavola, ricorderò sempre la delusione del mio amico Bernard per non aver potuto stappare la bottiglia di Barolo che funambolicamente aveva fatto arrivare fino a Neuenburg in moto per consegnarla ad Ingemar. Daltronde, davanti all'esaurientissima spiegazione del cameriere: "Non si può perchè non si può", chiunque non avrebbe potuto trovare nulla da ridire. E così ha dovuto fare anche il povero Bernard, che però ci ha divertiti tutta la cena scambiando con il gentile cameriere una serie interminabile di battutine ed occhiate degne delle migliori liti tra cani e gatti. Il più triste di tutti è stato forse il povero Barolo, che così è passato da una R1100RS nera ad una R1100RS rossa, ed è dovuto rientrare nelle borse per viaggiare ancora fino in Svezia! Dopo l'ottima cena, ci siamo sbizzarriti a mettere confusione nell'impianto elettrico dell'Hotel, che non voleva saperne di far funzionare il proiettore delle diapositive senza accendere contemporaneamente tutte le luci in sala. Alla fine abbiamo deciso di seguire un approccio pragmatico al problema, e mettendo in atto un abile sabotaggio alle lampadine di tutti i lampadari, abbiamo finalmente potuto cominciare a sognare davanti alle stupende immagini di viaggio del solo ed unico Claus "Possi" Possberg. Claus ci ha portati un pò in giro per il mondo, attraverso Australia, Tanzania e Libia, ma è inutile raccontare queste emozioni, per vedere e capire cosa combina questo simpatico radiologo-motociclista-fotografo-giramondo, se potete fate un giro qui: http://www.zebra.fh-weingarten.de/~possi.
Andando a letto quella sera sentivo un pò di invidia per i viaggi lontani ed avventurosi che Claus ci aveva presentato (oltre ad un pò di dispiacere per non aver visto che circa metà delle diapositive che lui aveva preparato), ma nello stesso tempo mi sentivo molto vicino a lui per la curiosità e lo spirito con cui aveva mostrato di affrontare i suoi itinerari in giro per il mondo. Con questi pensieri cercai di addormentarmi: l'indomani mi aspettava un lungo viaggio di ritorno, meglio riposare un pò.
-*-
Finalmente io e Ton siamo diventati un pò più esperti della sveglia della stanza, e così la seconda mattina riusciamo a farla suonare all'ora che vogliamo noi: le piccole grandi soddisfazioni della vita. Quando scendo a fare colazione non c'è molta gente in giro, trovo subito Bernard, che invece ha già mangiato ed è quasi pronto a partire; eppure non sono ancora le 8:00 .... forse ha avuto ordini precisi da sua moglie a casa. Lo vedo partire a svegliare Alex ... si, credo proprio che abbia voglia di partire presto ! Mi godo per la seconda volta lo splendido buffet-frustuck dell'Halte Muhle, mentre piano piano la sala si riempie di volti e voci che mi sono già diventati familiari.
Sono qui da meno di due giorni, ma il ritrovo in questa sala da pranzo mi sembra già una consuetudine scontata: so già che mi sembrerà strano a cominciare da stasera il non avere più tutti quei prezzes intorno. L'argomento del momento comunque è uno solo: come e con chi si parte per tornare verso casa. Per il gruppo italiano la possibilità più affascinante sarebbe quella di poter seguire l'HPN di Possi, e divertirsi con tutta quella squadra su qualche bella strada delle Alpi prima di salutarsi. Purtroppo però il loro itinerario prevede un veloce trasferimento in autostrada verso sud, mentre per noi subalpini è forte la tentazione di goderci ancora un pò le belle strade della foresta nera prima ritornare in Italia. Così, dopo non poche discussioni, io, Alex, Sandro e Bernard decidiamo di sceglierci un itinerario autonomo lontano dalle autobahnn. Con noi verrà anche Bernhard Whaldau, che ha contattato l'altro Bernard (Van Husen) tramite un annuncio: lui è diretto in Italia con la sua GS80 Basic per visitare gli Abruzzi e ha trovato così compagnia per non fare il viaggio da solo.
La tristezza per il meeting che sta finendo cresce sempre di più mentre salgo in stanza ad infilarmi ancora una volta la tuta, e diventa grande quando devo davvero accendere il motore della RS per lasciare l'Halte Muhle e salutare tutti i prezzes ancora rimasti. In effetti non è ancora finita: ci aspetta un giorno di viaggio verso casa, che cercheremo di goderci fino in fondo. Forse è per questo motivo che tutte le volte che durante il rientro abbiamo dovuto scegliere, cartina alla mano, la strada da prendere, la scelta è andata sempre non sulla più veloce e nemmeno sulla più corta, ma sulla piu divertente; su quella che ci sembrava più piacevole o più panoramica, o semplicemente ancora "inesplorata". Riusciremo in effetti a divertirci, ma a prezzo di una media finale decisamente bassa, la cui conseguenza peggiore sarà una destabilizzazione (si spera momentanea) della quiete familiare del povero Bernard ...
A fatica il nostro gruppo si compone sul piazzale: tutti si attardano nei saluti, più di tutti Sandro, che, investito della responsabilità dell'EP III il prossimo anno, oltre a salutare deve anche portarsi avanti con l'organizzazione chiedendo consigli, prospettando alberghi e campeggi, proponendo itinerari, etc.etc ... È Bernard che riesce a portarlo sulla sella dell'R80, forse perchè già intuiva come sarebbe andata a finire ! Dopo gli ultimi saluti finalmente il nostro gruppetto lascia il piazzale dell'albergo, facciamo tutti il pieno di carburante dopo pochi chilometri, e poi imbocchiamo la 294 in direzione sud. Il programma prevede di mantenere la rotta abbastanza a lungo, ovvero di seguire ls 294 fino a Shramberg: sono circa 110 km di asfalto piacevolissimo. La strada è simile a quelle percorse il giorno prima, ma, a dimostrazione che l'assuefazione alle cose belle rihiede un pò di tempo, ci godiamo intensamente anche questo bel tragitto. Mentre scivoliamo tranquilli tra lo scarso traffico della domenica mattina spesso avvolti da fitti boschi di conifere, ecco l'imprevisto: improvvisamente la manopola del gas della R80 di Sandro Z rimane bloccata sulla posizione "drugster", e così assistiamo impotenti al decollo del nostro indiavolato trentino a cavallo del poderoso "der diesel" che scompare come Nembo Kid nel folto della foresta nera. Poche curve ancora, e sparisce alla nostra vista anche il lontano puntino blu che ancora ci faceva sperare di raggiungere il saettante presidente in fuga. Il prode Sandro riesce a mettere rimedio a questo disdicevole guasto tecnico solo molti km dopo, probabilmente chiudendo entrambi i rubinetti della benzina con audace azione risolutiva. È così che lo vediamo fermo a lato della strada nei pressi di Shiltach. È subito grande festa: dopo alcuni canti, balli e stornelli per esorcizzare lo scampato pericolo, il gruppo si ricompone e ripartiamo allegramente in direzione sud, ancora sull'emozionante 294 !
Purtroppo la brigata al completo riesce a viaggiare tutta insieme solo per altri 10 Km, fino a Shramberg, dove Sandro Z si stacca nuovamente dal gruppo (stavolta in modo definitivo) per prendere la direzione di casa sulla 462, verso il lago di Costanza. Ciao Sandro, buon rientro e a presto ! I superstiti hanno ancora voglia di divertirsi, e così lasciano Shramberg percorrendo una bella stradina panoramica in direzione St.Georgen, da dove proseguono sulla 33 in direzione di Triberg. È proprio al bivio per Triberg che il prezz Van Husen, abituato al cambio corto e preciso della sua Ducati, incappa in una prima marcia un pò ballerina. Niente di grave se non fosse che il prezz Alex Bruno lo sta marcando stretto su quello STOP. La finta della 1100RS lo coglie di sorpresa, ed è la sua freccia anteriore destra che ne fa le spese, andando a dare una bella capocciata al solido portapacchi della moto di Bernard. Tutto finisce in una risata, niente di grave ..... e meno male che ho sempre con me un provvidenziale rotolo di nastro isolante. Finito il bricolage alla freccia della K100 (la moto), continuiamo sulla 500 (la strada) verso Furtwangen e poi Titisee. Titisee è famoso nel mondo per il suo lago, che a sua volta è famoso per essere il lago più nascosto del mondo. Infatti entrando in paese non riusciamo a vedere il lago, ma, quel che è peggio, non riusciamo nemmeno ad arrivarci, pur cercando di seguire le indicazioni. Dopo essere quasi giunti alla conclusione che il lago che dà il nome al paese probabilmente si trova in un altro continente, oppure diventa visibile solo nelle notti di luna piena, in presenza di particolarissime condizioni astronomiche e dopo aver bevuto alcuni litri di SchwarzWalder Beer; lo stratagemma più antico del mototurismo ci permette di arrivare infine sulle sponde dell'agognato titisee: è bastato seguire uno dei tanti pullman di turisti diretti verso il lago, o meglio, verso i suoi negozi. Ancora più contenti e soddisfatti proprio perchè non è stato facile arrivarci, lasciamo le moto al parcheggio e ci mischiamo alla folla dei turisti domenicali che passeggiano numerosi davanti alle vetrine, e approdiamo quasi automaticamente su di una bella terrazza vicino al lago (sì, c'è davvero !) dove ci rilassiamo per una mezz'oretta facendo uno spuntino e studiando la cartina per decidere le prossime tappe. Ero già stato sulle sponde di quel lago, ma durante l'inverno, quando i marciapiedi e il lungolago erano praticamente deserti; oggi, in questa calda domenica di fine primavera faccio fatica a riconoscere i luoghi, ora molto più affollati. Solo guardando verso il lago e le sue calme acque circondate da fitti boschi mi rendo conto di essere davvero nella stessa titisee che ho tra i miei ricordi. Prima di lasciare Titisee decido che è ora di sistemare meglio il carico delle mie Krauser (è da quando sono partito che sento la borsa sinistra un pochino più pesante), e in un negozietto del paese trovo proprio quello che fa al caso mio per riempire il piccolo vuoto che ho nella borsa destra: un bel mattoncino di 6 etti di Schwarzwalder Schinken. La moto poi sarà un gioiello di equilibrio ....
Da qui in poi la scelta delle strade da percorrere è stata quanto di più kamikaze avremmo potuto fare. Tutto fila liscio sulla 315 in direzione sud/est, ma già abbiamo qualche difficoltà a trovare la 14 in direzione di Shaffausen. Entriamo in Svizzera, e poi, attraversando la città, ci dobbiamo fermare alcune volte per non perdere la direzione Winterthur. In effetti la direzione non la perdiamo, però entriamo inavvertitamente in autostrada, cosa che avremmo voluto evitare. Usciti appena possibile, siamo però costretti ad un faticoso pellegrinaggio a zig zag verso Winterthur, visto che non esiste una strada alternativa diretta; e dobbiamo così consultarci ad ogni bivio per capire da che parte andare. Potremmo eufemisticamente definirli 20 Km sofferti. Alla fine riusciamo a conquistare Winterthur, e da lì usciamo (non senza fatica) verso Wil. Da questo tratto in poi ricominciamo a rilassarci e a godere un pò il panorama, che si fa decisamente più bello: la strada passa su verdi pendii, a mezza costa, aprendo scorci piacevoli di tanto in tanto sulle alture circostanti. Nel mentre anche la luce del sole si fa più calda e accende i colori del paesaggio in un modo particolare, tipico della fine delle giornate limpide e serene. Queste belle emozioni non ci devono distrarre dal riuscire a seguire la strada verso Wattwil e poi Kaltbrunn, cosa non facile perchè il percorso è densamente popolato da bivi ed incroci, quasi messi lì a bella posta per aiutarci. Per rendere tutto ancora più facile, o forse per farci apprezzare ancora di più il cielo azzurro che ci ha accompagnato paziente fino a questo punto, mentre scendiamo dall'altipiano in direzione di Glarus gustando un bel panorama sul lago di Zurigo, vediamo (e sentiamo) un grosso temporale proprio sulla nostra rotta. Non vogliamo arrenderci all'idea che possa davvero piovere e così aspettiamo fino all'ultimo momento prima di infilarci le tute impermeabili, ma poi capitoliamo, giusto in tempo per affrontare il diluvio. Fortunatamente la pioggia non dura molto, ma sarà solo una tregua ....
Arriviamo all'inizio della salita del memorabile Klausenpass mentre si intravede addirittura qualche sprazzo di cielo azzurro. Su quei tornanti ci siamo davvero divertiti, e soprattutto il nostro compagno di viaggio Bernhard ci ha mostrato le sue qualità di pilota, esaltate dalla maneggevolezza e dalla ripresa della sua GS: e chi gli stava dietro! Dopo aver scollinato (1950 m), ricomincia a piovere e ci troviamo spesso immersi nella nebbia. È un vero peccato perchè la strada è molto bella, con dei passaggi davvero mozzafiato mentre corre in costa nella roccia che strapiomba sotto di lei per centinaia di metri; bisognerà ritornarci per rivedere (e ripercorrere) quelle curve con il bel tempo ! Arrivati ad Altdorf parcheggiamo le moto sotto un provvidenziale balcone appena in tempo per evitare un nuovo diluvio. È la scusa che aspettavamo per andare a mangiare qualcosa. Mentre ci rifocilliamo lasciamo qualche litro d'acqua (goccia dopo goccia ....) sul pavimento del bar, e mentre (sigh) ricomincia a piovere ripartiamo ardimentosi verso Andermatt. A questo punto Bernard ci lascia, terrorizzato (e giustamente !) dal pensiero della moglie che l'attendeva a casa a Bergamo per cena, anzi, molto prima, e sono già passate le 21:00 ... sotto un'acqua torrenziale lo salutiamo mentre si dirige verso l'imbocco dell'autostrada. I tre ardimentosi rimasti vanno ormai decisi verso il passo del S.Gottardo a cilindri spiegati, e riescono ancora una volta a divertirsi, visto che la pioggia cala progressivamente d'intensità fino a cessare del tutto prima dell'inizio della salita. C'è ancora chiaro mentre arriviamo in cima al passo; sulle pendici circostanti si vede molta neve, che l'ultima luce del giorno rende ancora più evidente, ma la temperatura non è bassa, non patiamo alcun freddo.
Giungiamo ad Airolo che è ormai buio, e pochi km dopo è Alex Bruno che decide di andare più velocemente verso casa infilandosi anche lui in autostrada. Ci salutiamo con un pensiero al fantastico EP II che ora sta veramente finendo. Rimango così da solo con Bernhard ad affrontare la lunga discesa verso Bellinzona: sempre bella la vista dei suoi castelli illuminati quando vi si giunge la notte. Bernhard aveva inizialmente intenzione di campeggiare, ma vista l'ora tarda e l'ennesimo temporale che ci mostra i suoi lampi in lontananza accetta volentieri la mia ospitalità. Arriviamo a casa alle 12:50, stanchi, ma con le borse ricolme di ricordi indimenticabili. Il nostro viaggio insieme finisce la mattina dopo, a Laveno, in un bar sulla costa del lago Maggiore davanti ai nostri cappuccini e alcune brioches fresche. Quando lo lascio, per andare al lavoro, non sa ancora che strada farà verso gli Abruzzi, e rimane al tavolo del bar ancora un pò, davanti alla sua cartina, frugando tra le strade d'Italia, cercando quella che gli strizzi l'occhio per offrirgli panorami, curve ed emozioni nuove. Beh, in quest'immagine c'è forse tutto quello che l'EPII rappresenta. Ognuno di noi in fondo viaggia con la propria moto per la curiosità di conoscere, di vedere, di imparare; la stessa curiosità che ci porta ad incontrare altre persone, là dove ci capita di parcheggiare la nostra moto. Attraverso l'EPII abbiamo avuto tutti modo di conoscere molti posti nuovi, e in più abbiamo potuto incontrare altre persone, ma un gruppo speciale di persone che condividono la stessa curiosità per la vita e la esprimono anche viaggiando in motocicletta. Per questo l'EPII è stato un evento così speciale.
Probabilmente verrà tramandato ai
posteri come il più lungo tragitto che ognuno di noi abbia mai fatto
per partecipare alla colazione più ghiotta d'Europa, oppure il viaggio
più vicino a casa mai intrapreso da Possi. Personalmente potrei
anche definirlo la più simpatica lezione d'inglese a cui mi sia
mai capitato di partecipare; e, adesso che è finito, il mio augurio
per tutti, partecipanti e non, anche se un pò in anticipo, è
senzaltro: "Happy Xmas, and a EP new year !"
Qualche foto ancora:
Edson che prepara la sua K100
Il mio compagno di stanza Ton che non vuole partire !
Un paio di cifre, per la cronaca:
Giorno KM
1-- 446 Km
2-- 326 Km
3-- 218 Km
4-- 601 Km
--------------
TOT 1591 Km